Geolier: antimeridionalismo e l'ennesima occasione persa per l'intersezionalità
(festival di sanremo sei la mia croce)
Sicuramente vi sarete accortx del polverone che è stato, ed è tuttora ancora, sollevato attorno la partecipazione, e lo svolgimento di essa, di Geolier al Festival di Sanremo di quest’anno. Da brava persona neurodivergente che non sceglie i suoi interessi specifici, ma viene colpita da un fulmine di hyperfocus quando meno se l’aspetta, inizio con il chiarire che il mio interesse per la faccenda Geolier si è acceso nel contesto di un già presente interesse ossessivo per il festival in sè. Pur consapevole di quanto la Rai (s1onista di merda) e il Festival nello specifico siano letteralmente il riassunto di tutto ciò in cui NON credo, sono anni che seguo con maniacalità tutti gli avvenimenti che ruotano attorno la fantomatica kermesse musicale. Sul perché alcune persone (io per primx) siano interessate, oppure ossessionate, da programmi televisivi che sono agli antipodi con la loro visione sul mondo avrei molto da dire, ma non è questo il momento (creando hype insensato per un futuro altro wall of text che ne parlerà); quindi daremo per buono il fatto che è la mia ossessione e me la gestisco io.
In tutto il marasma di avvenimenti che riguardano il Festival, dentro e fuori di esso, quest’anno i media, e quindi le persone, sono impegnati a discutere principalmente del “caso” (non è un caso) Geolier (della Palest1na sostanzialmente se ne fottono, perché tanto Eni è sponsor del programma dal giorno 1 e, nel caso in cui non fosse chiaro, hanno pure pensato bene di chiarire ogni dubbio sul fatto che fossero pro-Isra3le facendo leggere quella monnezza di comunicato alla nostra Mara nazionale).
Il “caso” Geolier consiste nella polemica che si è generata a partire dai fischi e i buuu che ha ricevuto al teatro Ariston in seguito alla sua vittoria nella serata delle cover, ed è proseguita conseguentemente al suo posizionamento al secondo posto nella classifica finale, quindi alla sua mancata vittoria.
Ma chi decide chi vince?
Nella prima serata si è generata una classifica provvisoria di tutte le persone in gara in base ai voti della sala stampa, tv e web. Nella seconda e terza serata questo punteggio viene sommato ai voti giunti tramite televoto (50%) e giuria delle radio (50%). La quarta serata, invece, votano tutte e tre le giurie: televoto (34%), sala stampa (33%) e radio (33%). La media tra le percentuali complessive di voto ottenute nella quarta serata e quelle ottenute dalle canzoni nelle serate precedenti, determinerà una nuova classifica generale provvisoria.
Durante la finale vengono performate di nuovo tutte le canzoni in gara e una prima votazione avviene interamente (100%) tramite televoto da casa.
Dalla classifica emersa allo stop del televoto, quindi televoto della serata corrente più classifica delle serate precedenti, emerge una top 5.
Qui i voti delle serate precedenti si azzerano e si vota di nuovo per decretare lx vincitorx tramite televoto (34%), sala stampa (33%) e radio (33%).
Geolier entra, di fatto, nella top 5 di quest’anno, raggiungendo, peraltro, il record di cantante più votato di sempre dal televoto nella storia del festival. La polemica, dunque, riguarda quell’ultima votazione.
I risultati dell’ultima votazione, infatti, ci fanno intuire che il pubblico avrebbe fatto vincere Geolier (60%), mentre le sale stampa e le radio erano fortemente in disaccordo e hanno, dunque, fatto valere il loro peso complessivo (33+33) per dirottare la votazione e far vincere Angelina. Nonostante le ragioni della mancata vittoria di Geolier possano effettivamente essere le più disparate, valide o non valide, (la sala stampa è piena di boomer che non capiscono la trap, Angelina Mango è figlia d’arte, il pezzo di Geolier avrebbe fatto schifo all’Eurovision ecc. ecc.), sommando questo avvenimento ai fischi in sala della serata cover non possiamo far a meno di individuare tra le motivazioni uno spiccato antimeridionalismo; che, peraltro, ha accompagnato la partecipazione di Geolier ancora prima dell’andata in onda vera e propria, considerando che le polemiche dei professoroni razzisti puristi della lingua nei confronti del testo in napoletano erano già un fenomeno fastidiosamente presente. L’antimeridionalismo non è l’unico motivo per cui Geolier ha perso, ma è il motivo più politicamente rilevante, quello che ci dà modo di portare nel mainstream un certo tipo di discorso.
Questi avvenimenti, in sostanza, hanno creato l’occasione per parlare di un problema REALE e SISTEMICO che l’Italia non ha ancora preso in considerazione seriamente, figuriamoci risolto.
C’è da dire, comunque, che questa ossessione per il voto del popolo presenta anch’essa i suoi limiti, considerando che si tratta dello stesso popolo che ha votato Giorgia Meloni… vabè……………….considerazione en passant….. (non che le sale stampa e le radio siano meglio, anche perché non mi è neanche ancora chiaro in qualità di COSA queste persone siano chiamate a votare, considerando che i video della sala stampa di giornalistx che reagiscono alla percentuale di televoto schiacciante di Geolier sono raccapriccianti, e che la metà delle persone lì dentro non conosce nemmeno il nome di tuttx lx artistx in gara)
(ma anche considerando che il criterio di votazione è arbitrario e personale per ogni persona che vota da casa, come per ogni giornalista che vota in sala stampa, nonostante l’intera baracca del festival si regga su quest’illusione di poter quantificare la “bellezza” OGGETTIVA di una canzone e definirla in maniera assoluta secondo i parametri immaginari di cosa sarebbe la “bella canzone italiana”….insomma……buonanotte)
Nonostante attorno la questione Geolier il topic più discusso sia l’antimeridionalismo, tuttavia, questo articolo non parlerà approfonditamente di questo; ma farò delle considerazioni riguardo quella che ho chiamato l’ennesima occasione persa per il discorso intersezionale.
Chiarisco innanzitutto che io sono statx lx primx ad incazzarmi per i fischi, per le domande tremende che hanno fatto a quel povero cristo nella conferenza stampa, a repostare il discorso che ha fatto a Le Iene sull’antimeridionalismo che esiste e che, ci tengo ancora una volta a ripetere, è REALE. Tuttavia, non ho potuto far a meno di notare che l’attenzione enorme su questa lotta ha appiattito in maniera consistente il discorso su tutte le altre lotte che, spero, stiamo cercando di portare avanti allo stesso modo, in maniera non gerarchica. Cadi dal pero come un capolavoro
Mi viene da dire: ma siamo davvero così sconvoltx? In Italia, dove l’antimeridionalismo è la realtà di tutti i giorni, è davvero shockante vedere delle persone fischiare un ragazzo che canta in napoletano al festival della canzone italiana? Chi pensa davvero che non sia normale fischiarlo?
Chi guarda il Festival di Sanremo in maniera ossessiva come me, essendo contemporaneamente consapevole dello schifo che si dispiega in termini politici nel corso delle serate, SA chi è che fa parte del pubblico, come SA chi è a star dietro e davanti le quinte. Se, superificialmente, guardando sia la demografica che banalmente la spocchia borghese che trasudano le persone sedute in sala, possiamo intuire che tipo di estrazione sociale hanno i nostri fischiatori; possiamo chiarire ogni dubbio riportando semplicemente il seguente fatto: i biglietti per far parte del pubblico costano, per quanto riguarda le prime quattro sere, 110 euro per un posto in galleria e 200 per uno in platea, mentre per la finale 360 euro in galleria e 730 in platea. Siamo già in grado, quindi, di inquadrare che TIPO di persona ha accesso al lusso di vedere il Festival dal vivo, e fischiare impunemente a piacimento.
Un altro motivo per cui avrebbe più che senso affermare che io e la maggior parte del pubblico in sala non condividiamo le stesse vedute politiche è banalmente il fatto che il pubblico che ha fischiato Geolier è lo stesso che ha riso alle battute di Fiorello, che l’anno scorso ha riso allo sketch razzista e transfobico di Checco zalone ecc ecc, potrei, purtroppo, continuare per molto. Tuttavia, quando l’anno scorso certe persone facenti parte di certe categorie marginalizzate hanno polemizzato sulla transfobia, omofobia, misoginia ecc. dei momenti COMICI del festival, la risposta più comune è stata: vabè ma che vi aspettate, è il Festival di Sanremo…..SI SA !!!!!!!!!!!
Da quando ho iniziato a vedere così assiduamente il programma, infatti, mi trovo io stessx per primx ad operare una sospensione del giudizio, a mettere il filtro RAI sulle cose, chiudendo una serie di occhi e foderando una serie di orecchie davanti ai classici siparietti deliranti, e delle volte semplicemente offensivi, che il festival ci propina. Quando questo meccanismo di dissociazione funziona, e solo SE funziona, riesco a trovare godibile l’esperienza di visione.
Quest’anno pare, invece, che questa sospensione del giudizio sia diventata selettiva su grande scala.
La polemica sulla questione Geolier, infatti, è di gran lunga più estesa e sentita di qualsiasi critica o rivendicazione transfemminista riguardante il festival proposta nella storia, ad esempio. Quello che è evidente, dunque, è che, per l’ennesima volta le lotte politiche si configurano su una scala di valore, posizionate in una gerarchia che è l’esatto contrario dell’intersezionalità. La soluzione, ovviamente, però, non è non supportare l’attenzione che il dibattito sull’antimeridionalismo, dunque la lotta contro di esso, merita e sta iniziando ad avere (durerà poco anche questa, non ho dubbi); ma non posso fare a meno di chiedermi: stiamo attivamente decidendo che questo tema ci interessa più di altri, sebbene questi altri temi siano presenti nel festival con la stessa frequenza se non peggio? Sto lanciando domanda alla quale non sono sicurx neanche io di poter rispondere, ma mi sono accortx di una serie di situazioni che volevo portare all’attenzione.
Nei commenti delle varie grandi testate giornalistiche, ma anche del profilo instagram ufficiale del festival, non ho potuto far a meno di notare che i sostenitori (maschile intenzionale, con qualche eccezione) di Geolier hanno colto la palla al balzo della, seppur giusta, indignazione terrona - che tendenzialmente supporterei e supporto, ma di certo non in questa declinazione - per spalare merda sulla vincitrice effettiva del festival (Angelina Mango), servendosi di un ben noto repertorio di insulti misogini. L’appiattimento del discorso, in questo caso come in tanti altri, dunque, ha dato modo di annullare e silenziare allegramente un’altra lotta. Di fatto, nessunx ha fatto la deprimente constataizone che non vinceva una donna da letteralmente dieci anni.
Io stessx, comunque, mi trovo a “stare dalla parte” - perché a quanto pare, come tantx altrx, ho questa smania di schierarmi - di uno che ha una quantità preoccupante di barre misogine nei suoi pezzi, è andato al festival con un jet privato e ha messo in piedi tutto un percorso agghiacciante di marketing pre-festival sulla città di Napoli e dintorni.
La mia preoccupazione, dunque, è che la sua vittoria (ma anche la sua partecipaione in generale) sia stata caricata di un significato, di una valenza politica che, seppur supportata da una validissima rivendicazione, risulta nel migliore dei casi miope, carente, nel peggiore pericolosamente vicina all’ennesima strumentalizzazione.
Semplicemente, alla fine di tutto, mi viene da chiedere: dove abbiamo lasciato la complessità? è ancora qui nella stanza con noi? c’è mai stata?