La review l’ho trovata molto bella e interessante, anche se non mi trova per niente d’accordo è bello leggere alcuni pareri divergenti rispetto ai propri. Però un aspetto lo trovo contraddittorio: se un lato tu dici che solo le donne emancipate ed educate che vanno a votare si salveranno (e non quelle a tuo dire stupide etc) allora perché l’aspettativa di educare i figli?
Mi spiego: se (prendendo in prestito le tue parole) una è “stupida” e non educata si può permettere l’anarchia e quindi di non educare a sua volta i figli, invece se una è colta e ci prova (mettendo da parte i soldi per mandare la figlia a scuola) allora sbaglia. I luoghi dell’istruzione sono stati anche loro (e non solo) un posto di autocoscienza femminista che sicuramente non ti cade dal cielo in quegli ambienti, dove l’auto organizzazione è spesso impedita. Non sto dicendo non ci fossero delle paladine del femminismo, che ci sono sempre state, ma che sicuramente far ricadere l’educazione sempre e solo sulle donne (educate… che poi, manco troppo) è l’ennesimo accollarsi alle madri che a scuola manco ci sono potute andare
e inoltre perché renderlo solo (di nuovo) appannaggio della madre? Perché solo la cortellesi avrebbe dovuto educare i due figli maschi in un mondo dove quei bambini hanno più diritti e più rispetto di lei? Non diceva Angela Davis che non è compito dell’oppresso educare l’oppressore? Perché anche se una è “colta” (nei limiti) sbaglia se non educa, invece se una non lo è può fare quello che vuole?
Come dire che se non vuoi studiare e non vuoi votare allora hai il diritto di non educare i tuoi figli (e fin qui va bene, se questo diritto lo riconoscessimo anche alle donne che invece studiano e vogliono votare)
Inoltre se non ricordo male lei prova a parlare con la figlia che invece non l’ascolta, tentando un suo intervento nella questione (e da lí la bellissima frase “però tu sei ancora in tempo ma’ “)
L’altro aspetto è che per quanto sarebbe stato bello anzi bellissimo che fosse stata Emanuela fanelli insieme alla cortellesi a far saltare in aria il bar, invece che il soldato, ci troviamo in un momento dove una donna da sola era impensabile. Impensabile sopravvivere, impensabile campare: cercare aiuto in altri uomini per quanto fosse pericoloso e fomentasse il patriarcato era l’unica realtà che queste donne conoscevano. Non sto dicendo che le tue osservazioni non siano corrette, ma che sarebbe stato bellissimo avere un film anarco-transfemminista intersezionale ma che nel 46 la realtà era ben diversa da quello (che non abbiamo manco oggi) e che purtroppo anche la storia segue lo sviluppo costretto/ dal capitalismo. Forse la Cortellesi ha voluto narrare la storia della maggioranza, che a scuola ci voleva andare così come io voglio andare all’università, che sognava l’amore e il sostegno psicologico anche se rischioso perché nelle mani di un altro uomo, potenzialmente oppressore. Un po’ provocatorio il mio commento ma so che forse nascerà una bella discussione in merito ;)
La review l’ho trovata molto bella e interessante, anche se non mi trova per niente d’accordo è bello leggere alcuni pareri divergenti rispetto ai propri. Però un aspetto lo trovo contraddittorio: se un lato tu dici che solo le donne emancipate ed educate che vanno a votare si salveranno (e non quelle a tuo dire stupide etc) allora perché l’aspettativa di educare i figli?
Mi spiego: se (prendendo in prestito le tue parole) una è “stupida” e non educata si può permettere l’anarchia e quindi di non educare a sua volta i figli, invece se una è colta e ci prova (mettendo da parte i soldi per mandare la figlia a scuola) allora sbaglia. I luoghi dell’istruzione sono stati anche loro (e non solo) un posto di autocoscienza femminista che sicuramente non ti cade dal cielo in quegli ambienti, dove l’auto organizzazione è spesso impedita. Non sto dicendo non ci fossero delle paladine del femminismo, che ci sono sempre state, ma che sicuramente far ricadere l’educazione sempre e solo sulle donne (educate… che poi, manco troppo) è l’ennesimo accollarsi alle madri che a scuola manco ci sono potute andare
e inoltre perché renderlo solo (di nuovo) appannaggio della madre? Perché solo la cortellesi avrebbe dovuto educare i due figli maschi in un mondo dove quei bambini hanno più diritti e più rispetto di lei? Non diceva Angela Davis che non è compito dell’oppresso educare l’oppressore? Perché anche se una è “colta” (nei limiti) sbaglia se non educa, invece se una non lo è può fare quello che vuole?
Come dire che se non vuoi studiare e non vuoi votare allora hai il diritto di non educare i tuoi figli (e fin qui va bene, se questo diritto lo riconoscessimo anche alle donne che invece studiano e vogliono votare)
Inoltre se non ricordo male lei prova a parlare con la figlia che invece non l’ascolta, tentando un suo intervento nella questione (e da lí la bellissima frase “però tu sei ancora in tempo ma’ “)
L’altro aspetto è che per quanto sarebbe stato bello anzi bellissimo che fosse stata Emanuela fanelli insieme alla cortellesi a far saltare in aria il bar, invece che il soldato, ci troviamo in un momento dove una donna da sola era impensabile. Impensabile sopravvivere, impensabile campare: cercare aiuto in altri uomini per quanto fosse pericoloso e fomentasse il patriarcato era l’unica realtà che queste donne conoscevano. Non sto dicendo che le tue osservazioni non siano corrette, ma che sarebbe stato bellissimo avere un film anarco-transfemminista intersezionale ma che nel 46 la realtà era ben diversa da quello (che non abbiamo manco oggi) e che purtroppo anche la storia segue lo sviluppo costretto/ dal capitalismo. Forse la Cortellesi ha voluto narrare la storia della maggioranza, che a scuola ci voleva andare così come io voglio andare all’università, che sognava l’amore e il sostegno psicologico anche se rischioso perché nelle mani di un altro uomo, potenzialmente oppressore. Un po’ provocatorio il mio commento ma so che forse nascerà una bella discussione in merito ;)